“Giovanna, una guida turistica molto preparata e appassionata del suo territorio, sta radunando un gruppo di blogger internazionali perché è stata incaricata dal sindaco di Cividale del Friuli di organizzare una innovativa campagna di promozione con l'idea di raccontare sui social network le caratteristiche tipiche della friulanità locale, con fotografie dei luoghi, delle tradizioni e interviste alla gente del posto. Se anche tu vuoi contribuire a questa impresa, gli amministratori locali sapranno come ricompensarti!”.
Grossomodo recita così la singolare chiamata alle armi - nella fattispecie: smartphone e capacità di osservare e raccontare l'esperienza vissuta - per aitanti blogger e reporter. Non serve esserlo davvero però: si tratta di una proposta di turismo esperienziale basata sul modello dello "storyliving", che mira a rendere il turista protagonista di un intreccio narrativo che si svolge nel luogo scelto per l'esperienza.
In questo caso Cividale del Friuli, appunto, fra le destinazioni coinvolte nel progetto Atlas | Adriatic Cultural Tourism Laboratories, mirato allo sviluppo culturale e del territorio dell’area adriatica. In primis, attraverso il rafforzamento delle competenze degli operatori locali, formati negli scorsi mesi grazie a diversi workshop gratuiti organizzati da Friuli Innovazione, capofila dell'iniziativa.
Il progetto, che si conclude questo mese, ha coinvolto molti partner fra cui Sipro - l'Agenzia di Sviluppo della Provincia di Ferrara, Ida - l'Agenzia di Sviluppo della Regione Istriana, Tecnopolis - il Parco Scientifico e Tecnologico di Bari, Puglia Creativa - il distretto delle Industrie culturali e creative pugliesi, l'Università di Pola, Unioncamere Veneto e Stepri - il Parco Scientifico e Tecnologico di Rijeka.
È stato finanziato dal programma di cooperazione transfrontaliera VA Italia-Croazia 2014-20 con quasi un milione di euro e riconosciuto come best practice nell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018, soprattutto per la capacità di puntare anche all’implementazione di strumenti innovativi e alla creazione di reti tra gli attori del sistema turistico e culturale, con l’obiettivo finale di produrre un’offerta sempre più competitiva.
In quest'ottica, il viaggio “test” a Cividale è diventato un gioco non solo di scoperta ma anche di ruolo. Un modo per sfidare con leggerezza se stessi e per esplorare una città con una missione da compiere. Il turista entra nei panni di qualcun altro, vivendo il luogo in una chiave inedita, che permette di aprire delle porte difficilmente accessibili a un viaggiatore di passaggio. E che allo stesso tempo permette alla destinazione turistica di farsi conoscere in modo diverso, svelando i propri “dietro le quinte” in modo coinvolgente e innovativo.
Partendo da questi presupposti, qualche settimana fa, un manipolo di operatori e giornalisti si è così ritrovato per sperimentare il “blogtour” insieme a Giovanna Tosetto, esperta guida turistica co creatrice della proposta, e Maurizio Testa, fondatore del progetto Artès, accademia di turismo esperienziale.
La nostra appassiona guida ci ha accompagnati fra le vie e le piazze della cittadina patrimonio Unesco, ma soprattutto ci ha introdotti in un mondo di sensi e di storie narrate in prima persona. Cividale è diventata un palcoscenico del territorio e i partecipanti co-attori dell'esperienza: dalla preparazione della tipica gubana in una pasticceria storica cividalese alla creazione di manufatti orafi ispirati ad antichi gioielli e motivi longobardi insieme alla creativa Elena, designer e artigiana proprietaria di un negozio di monili e oggetti preziosi.
Abbiamo ascoltato che cosa avevano da raccontare le pareti affrescate e gli arredi di alcune osterie storiche (non senza degustare le delizie tipiche, dal frico al prosciutto crudo di San Daniele) e siamo entrati in un tempio civile: la Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione, che festeggia quest'anno i 150 anni dalla nascita nel 1869 nella sede storica in piazza Foro Giulio Cesare, dove ancora esercita la propria attività. Luogo di incontro e confronto che trova ispirazione nei valori fondanti di “ pace, libertà e lavoro”, la Somsi costituisce un punto di riferimento nella storia sociale di Cividale del Friuli. L'impegno culturale e associativo è oggi legato soprattutto a una documentazione attiva della memoria intesa come risorsa di costruzione del presente.
Abbiamo assaporato un assaggio di restauro dei preziosi stalli lignei del Tempietto Longobardo e ci siamo addentrati nelle stanze del Monastero di Santa Maria in Valle, ex convento delle Orsoline, suggestivamente descritte da una cividalese che ha frequentato la scuola da loro gestita in quegli ambienti.
Abbiamo condiviso, insomma, non solo una passeggiata e delle informazioni ma dei momenti di scambio con la comunità locale. Il più bello e toccante è stato per me l'incontro con i due dolcissimi fratelli Piccoli, che gestiscono la storica ferramenta nel centro di Cividale. Ci hanno raccontato parte delle loro storia di famiglia che si è sfortunatamente intrecciata con le persecuzioni alla comunità ebraica vissute anche in territorio friulano, dal quale negli anni della Seconda Guerra Mondiale sono stati deportati decine e decine di civili nei lager tedeschi.
Molti non hanno fatto più ritorno, come è accaduto purtroppo ai famigliari dei due artigiani. Leggere di questi avvenimenti sui libri di storia è tutt'altra cosa che sentire il racconto di chi quegli anni e quei momenti li ha vissuti, di una famiglia spezzata che ha tanto sperato, cercato e non si è arresa fino alla scoperta della triste verità per bocca di un sopravvissuto testimone degli eventi.
Sono stata tante volte a Cividale ma dopo questa esperienza penso che sarà diverso passare davanti ad alcuni luoghi. Non vedrò più solo una ferramenta, la vetrina di un negozio, la facciata di un edificio storico. Il contatto umano, autentico, con chi abita permanentemente un territorio e gli dà forma e sostanza trasforma il vissuto del luogo. Questa Cividale più intima, fatta di volti, voci, di storie di famiglia e mestieri, è diventata in qualche modo un po' più mia.
Testi di Cristina Favento©, foto di Cristina Favento e Emma Barreca